giovedì 27 agosto 2009

La disinformazione trionfa in Honduras

Intervista a Carlos Carralero, scrittore cubano esule in italia

di Stefano Magni

I media italiani si occupano relativamente poco di quel che sta avvenendo in Honduras e nell’America latina. Si sa solo che c’è stato un “golpe” contro un presidente democratico che ha insediato un governo sostenuto dai militari e guidato da Roberto Micheletti, mentre sia gli Usa che i Paesi dell’America Latina vogliono il ripristino della “legalità”.

Ma l’immagine che ci arriva è molto distorta rispetto alla realtà. Né si comprende appieno l’importanza di quella lotta politica così lontana dalle nostre case. “Con sfumature diverse, assistiamo sempre alla stessa tecnica di comunicazione della sinistra, sperimentata da decenni con Cuba e con il Venezuela. I media di sinistra disinformano più che informare sugli eventi del continente sudamericano” - spiega a L’Opinione Carlos Carralero, scrittore dissidente cubano esule in Italia dal 1995 - “Quando l’informazione arriva così trasformata non si fa altro che uccidere la realtà e si privano i popoli e i governi occidentali della capacità di prendere decisioni e agire con obiettività”.

Su cosa avrebbero taciuto i media?

Non si dice nulla di quel che stava facendo il presidente Manuel Zelaya: stava cercando di modificare la Costituzione per diventare presidente a vita. Che, nell’America Latina, è sempre stato il primo passo per la nascita di una nuova dittatura: è la stessa cosa che fece Fidel Castro a Cuba, lo stesso percorso che compì anche Hugo Chavez in Venezuela. Non si dice che l’Honduras, con Zelaya, è diventato già uno dei nove membri dell’Alba, un blocco di Paesi sempre più destabilizzante, un vero e proprio “Medio Oriente dell’America latina”, con tanto di petroldollari (venezuelani) e progetti di sovversione“.

Su cosa i media internazionali starebbero disinformando?

Si sono ”accorti“ che stava succedendo qualcosa in Honduras solo per parlare di un ”golpe“ contro il presidente. Roberto Micheletti è definito un ”golpista“ e si afferma che ”abbiamo esportato un golpista“ per la sua origine italiana. Ma non si è detto che su Zelaya pendono ben 19 capi d’accusa. Stava violando la Costituzione. Dopo i primi avvertimenti, il presidente ha cercato di sostituire i vertici militari. E questo è sempre il primo passo degli aspiranti dittatori: quando un capo di Stato vuole trasformare il suo Paese e assumere pieni poteri, prima di tutto si assicura il controllo dell’esercito. Non si è neppure mai detto che il cosiddetto ”golpe“ non ha alcuna caratteristica di un colpo di Stato: nessuno è stato ferito o ucciso durante la rimozione del presidente. Non un solo colpo è stato sparato. Invece riguardo ai disordini del 5 luglio, quando Zelaya ha tentato un rientro forzato in Honduras, non si è detto che quella, di fatto, è stata un’operazione militare diretta dall’Avana, Managua e Caracas. Mentre l’aereo sorvolava l’aeroporto di Tegucigalpa, una manifestazione di sostenitori di Zelaya cercava a tutti i costi di provocare disordini, per gettare il Paese nel caos.

In che misura è coinvolta Cuba in questa crisi?

Chavez ha dichiarato di essere rimasto perennemente in contatto con Castro e con Ortega durante il tentativo di rientro di Zelaya. L’Honduras è un capitolo in più del castrismo. Durante tutta la Guerra Fredda, l’obiettivo della Cuba di Castro fu l’esportazione della rivoluzione in America centrale, prima con la guerriglia, poi con i servizi segreti. L’unico Paese che non fu toccato dal castrismo fu il Messico, mentre l’Honduras fu pesantemente infiltrato dai cubani. E’ proprio di questi giorni la notizia del rientro in patria di circa 145 consulenti cubani presenti in Honduras. Li rimpatriano, perché secondo Castro non sono sicuri Quindi L’Avana usa sempre i soliti metodi.

Quindi Cuba pensa che l’Honduras sia una battaglia persa?

Per ora sì, ma la situazione può ancora ribaltarsi, perché la democrazia honduregna è stata del tutto abbandonata dall’Oas (Organizzazione degli Stati Americani) dall’Unione Europea e anche dagli Stati Uniti. Tutti loro premono per un ritorno di Zelaya. E qui la disinformazione sta facendo la parte del leone: il mondo non sa quel che sta accadendo in Honduras, le opinioni pubbliche sonosempre state contrarie ai colpi di Stato e per questo c’è più simpatia per Zelaya, che viene visto come ”vittima“ di un golpe. Che non c’è. Dal meno informato ai politici, tutti pensano che Zelaya debba tornare presidente. A questo punto non abbiamo più solo un fenomeno di disinformazione, ma di vera malafede. Se il mondo non condanna un aspirante dittatore e condanna, invece, chi difende la democrazia, allora la piega che prendono gli eventi è veramente negativa.

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